Ragionevolezza e diritto. Una inesistente dicotomia

Ragionevolezza e diritto non sono concetti inevitabilmente incompatibili o tra loro in contraddizione. D’altra parte, l’applicazione del diritto ad opera dei giudici si chiama non a caso giurisprudenza.

Il diritto fa appello alla ragionevolezza delle pretese. Tuttavia vi sono diritti e diritti, come a dire che i diritti non sono tutti uguali, o meglio, non si pongo tutti su di un medesimo piano di valori. Non si può negare che vi sia una gerarchia dei diritti. Basti leggere la nostra costituzione per rendersene conto.

Dunque, anche in una condizione particolare come quella determinata dalla pandemia, il Diritto, con la maiuscola, non va trascurato. E ciò proprio in nome della ragionevolezza che dovrebbe connotare le relazioni personali sempre, non solo in un tempo di particolare difficoltà come il presente. Difficoltà che comportano limitazioni di vario genere e anche la parziale rinuncia ad alcune libertà fondamentali.

La generosità può portare a rinviare la riscossione di un credito; l’altruismo può indurre a compiere donazioni, a svolgere azioni insolite a beneficio degli altri, a rinunzie straordinarie. Tutto ciò non solo è comprensibile ma è addirittura auspicabile che accada in momenti come il presente, caratterizzato da malattia e morte fino a tre mesi fa imprudentemente impensabili.

Ma il Diritto è più ampio e più complesso. Non si può rinunciare al Diritto in nome di una generica ragionevolezza.

Pensiamo al diritto alla salute. E’ ragionevole pretendere sempre la tutela massima del diritto alla salute, a maggior ragione oggi. E’ ragionevole pretendere che le sperimentazioni di farmaci e vaccini siano condotte nel più assoluto rispetto e nella più attenta tutela del diritto alla salute del paziente che vi si sottopone. Pensiamo al diritto dei ricoverati nelle RSA, così colpiti dal covid-19.

Che ne è del diritto al lavoro, già così compromesso e oggi ancor più sacrificato. E il diritto allo studio: vi si può rinunciare in nome della ragionevolezza?

Irrinunciabile il diritto ad una corretta e onesta informazione, non contaminata da conflitti di interesse di varia natura o da ragioni politiche di miope portata.

Pensiamo al cosiddetto diritto alla privacy, al quale forse più di ogni altro oggi siamo disposti a rinunciare e al quale abbiamo già rinunciato anche inconsapevolmente assai più di quanto immaginiamo.

E cosa dire di quanto accade nelle mura domestiche, dove il diritto delle donne, degli anziani, dei bambini sono più esposti ad abusi di ogni genere. Il contenimento sociale non comporta anche il contenimento degli abusi, al contrario.

Ancora. Il diritto dei minori non può essere sacrificato in nome di una ragionevolezza che ponga il diritto in secondo piano. I bambini continuano ad avere bisogno di famiglia, di genitori, di accudimento.

E’ buona cosa essere ragionevoli, è pericoloso rinunciare al diritto.